La nostra storia
C’era una volta, un secolo e mezzo fa, Villa Boschetto, più o meno, a metà strada tra Torre Molini, (dove sorge l’attuale Campomarino), e Torre Borraco. Già da una cartina militare del 1825 si rileva che questa zona era chiamata località “Boschetto“, data la presenza di molti pini e altri alberi di natura spontanea. Questo spiega il suo nome, rimasto immutato anche dopo il passaggio ad una nuova famiglia di proprietari. Villa Boschetto fu edificata presumibilmente tra il 1830 – 1840, in un tempo successivo alla costruzione della Masseria Mirante, (posta a circa 200 metri di distanza in direzione nord-est), la quale, nel suo corpo più antico, risale a molti secoli prima come Torre di avvistamento.
Villa Boschetto – Masseria Mirante, due realtà vicine, ma lontane come peculiarità. Mentre Villa Boschetto è sorta come costruzione adibita da sempre ad uso del tutto privato, (chiamarla “Villa” è pertanto corretto), la Masseria Mirante, invece, ha le caratteristiche proprie delle Masserie. Il nome “Masseria“, infatti, identifica bene la destinazione d’uso di questo importante complesso di fabbricati. Esso comprende il palazzo padronale, la Cappella di famiglia, l’abitazione del massaro con la sua famiglia, l’area dedicata alle attività agricole e di pastorizia, nonché una schiera di piccoli locali che erano messi a disposizione dei braccianti impegnati nei lavori stagionali.
Villa Boschetto e la Masseria Mirante restarono completamente isolate dal paese di Maruggio e dalle poche case di pescatori di Campomarino per molti e molti anni, raggiungibili dall’entroterra, coltivato ad ulivi, solo a piedi o con calessi e cavalli per i più fortunati. Arrivando dalla campagna, accecante per il rosso delle sue zolle, lo spettacolo che Villa Boschetto offriva agli occhi del visitatore, era emozionante: un’isola bianca di calce, in un mare di Macchia Mediterranea, di profumi di Timo e Rosmarino selvatici, di Dune bianche di sabbia orlate da fruscianti canneti, degradanti verso la spiaggia, e di distese di bassi ceppi di uva di vitigno “Primitivo di Manduria“.
Villa Boschetto visse stagioni importanti per la presenza del padrone con la sua famiglia, aiutata per ogni tipo di servizio dal “Casiniere” e dai suoi congiunti, (personale a disposizione che viveva nella casa), e della corte dei suoi amici, con al seguito i propri cani da caccia, i quali venivano custoditi negli appositi alloggiamenti posti sul davanti dell’edificio. Si cacciò molto in quegli anni, soprattutto nella stagione del passaggio degli uccelli migratori e si fecero importanti banchetti, per i quali fu costruita appositamente un’ala dell’edificio, che poteva accogliere lunghe tavolate, con accesso interno dalla casa padronale.
Si narra che il padrone ed i più vicini a lui fossero di idee troppo liberali per i tempi, e che al “Boschetto” si tenessero riunioni segrete, al riparo di occhi e orecchie indiscrete. Nella parte rurale vi erano stanze e focolari riservati a chi accudiva le terre, e nelle stalle giacigli e mangiatoie per i cavalli, insostituibile ed unico mezzo di trasporto.
Il progresso ha portato nei primi anni ’60 l’allacciamento alla corrente elettrica, la costruzione della strada litoranea, che unisce Taranto a Gallipoli, favorendo uomini e commercio. Purtroppo, questa evoluzione, se positiva da un lato, ha però portato via una parte di Macchia Mediterranea, le colline di sabbia con le canne al vento, nelle quali da bambini ci si rincorreva e ci si nascondeva nell’avventura di andare e tornare dal mare, i silenzi assoluti e i suoni della natura, ha affievolito la voce del mare.
C’era una volta… e c’è Villa Boschetto… Noi siamo qui da cinque generazioni, siamo innamorati della nostra terra, della nostra casa e ci viviamo, cercando di mantenere il suo antico fascino. Rispettiamo la sua unicità, il suo ambiente fatto di secolari pini, tamerici, ginepri spontanei, fiori, animali, terra rossa, sabbia, mare, furiosi venti di scirocco e sferzanti tramontane…